Chi siamo

“Nel desiderio di rispondere alle attese dell’umanità, secondo il carisma di san Domenico, ci poniamo in atteggiamento di ascolto obbediente della Parola di Dio e delle istanze della storia in diakonia di predicazione multiforme”.

(cfr. Decreto. Congregatio pro religiosis et institutis saecularibus”)

Il primo giugno 1967 la Sacra Congregazione dei Religiosi emise il decreto con il quale la Congregazione Domenicana Toscana, le tre Congregazioni del Santissimo Rosario di Mondovì, Testona, Trino Vercellese poterono dar vita, riunendosi, all'Unione Suore Domenicane San Tommaso d'Aquino.

La nascente Unione fu posta sotto la protezione di San Tommaso d'Aquino

Il progetto Unione era stato ispirato dalle istanze del Concilio Vaticano II e soprattutto dal documento Perfectae Caritatis. Come espressamente voluto dal Documento Conciliare, a tutte le singole Suore delle varie Congregazioni venne chiesto di esprimere il proprio parere attraverso voto segreto e quasi all’unanimità risposero affermativamente.

“La vita dell’Unione cominciò così: con realismo, senza illusioni ma anche senza paure ed avvilimenti guardando al cammino che restava da fare, umile e coraggioso, verso l'avvenire che era ed è il traguardo di Dio” (Padre Raffaele Tavano).

La sua crescita richiese un impegno notevole da parte di tutte, ma guardando in prospettiva si poté sottolineare, con gioia, che i valori in comune erano molti.

Non solo il legame con l'Ordine e i rapporti con i confratelli domenicani, presenti nelle varie regioni, avevano inciso sulla spiritualità dei conventi, ma anche le attività in cui ogni congregazione era coinvolta risultavano comuni: scuole di ogni ordine e grado, presenza di suore infermiere negli ospedali e nelle cliniche, istituti assistenziali, case di riposo per anziani, pensionati, presenza nelle carceri, case di accoglienza, parrocchie, spazi di sostegno a favore di persone più svantaggiate.

Le suore furono fortemente richiamate ad essere fervorose nella preghiera, assidue nello studio, aperte alla missione, perseveranti nell'osservanza regolare nella comunione fraterna, in continua formazione.

Negli anni ‘70 l'Unione conobbe un tempo fecondo di idee, desideri e di proposte.

La vita si arricchì di una conoscenza reciproca più profonda, di un coinvolgimento più ampio di tutte e uno scambio più sincero.

I documenti del Concilio stimolavano ad uno studio più approfondito della Bibbia, ad una conoscenza più fraterna fatta non solo di regole e di atti comuni, ad una preghiera liturgica più snella, partecipata e curata, alla ricerca di uno stile più confacente al momento storico.

Maturò in questi anni una consapevolezza nuova: lasciare alcune delle grandi strutture e le attività tradizionali per scegliere una formula, uno stile di vita comunitario in mezzo alle persone senza distinzioni particolari, facendo esperienza concreta delle loro fatiche anche lavorative.

Furono gli anni in cui, pur rispettando e apprezzando quanto era stato fatto e ancora si faceva nei vari conventi, alcune suore chiesero di fondare piccole comunità inserite nel tessuto urbano. Non fu facile comprendere all’inizio la richiesta di queste consorelle che desideravano esprimersi in forme semplici, in fraterna carità con tutti quelli che le circondavano anche se la richiesta scaturiva ed era nutrita dalla fede e dalla presa di coscienza di situazioni e bisogni nuovi.

Si aprirono due piccole comunità in Toscana, due in Piemonte, una nell’Italia meridionale.

L’inserimento in zone periferiche o disagiate delle città portava le suore a comprendere e a condividere i problemi e le difficoltà della gente. Nel desiderio di raggiungere quanti restavano più lontani dalle nostre opere istituzionali, si cominciò ad insegnare nelle scuole pubbliche statali, ad inserirsi nelle fabbriche, a lavorare con i carcerati, con i senza dimora, con quanti avevano problemi psicologici o difficoltà di socializzazione. Si avviarono programmi di sostegno ai ragazzi più svantaggiati aprendo doposcuola, biblioteche, corsi di alfabetizzazione. Si aiutavano i più emarginati ad esprimere la propria ricchezza umana e la propria capacità creativa.

In America Latina, dove già da molti anni erano presenti alcune comunità, sorse un insediamento nuovo nella Patagonia argentina e una piccola comunità a Dock Sur, nella villa miseria di Buenos Aires. In Bolivia fu aperta una comunità nel Plan Tres Mil, anello periferico di Santa Cruz dove affluivano numerose famiglie in un movimento di urbanizzazione caotica. Un’altra comunità, con quattro suore, si aprì a Mobaye, nella Repubblica Centrafricana. In quel contesto le suore si dedicarono all’assistenza domiciliare soprattutto degli ammalati di AIDS, all’animazione di gruppi di bambini, ragazzi e donne, alla guida allo studio nella biblioteca pubblica. Successivamente, si aprì una seconda comunità a Begoua vicino alla capitale Bangui che è divenuta comunità di formazione. La casa di Mobaye venne chiusa il 30 giugno 2012, provvidenzialmente pochi mesi prima che quella zona fosse devastata dalla guerra.

Il nostro nutrimento

Per creare un’unità autentica che non fosse solo giuridica si ricercarono le radici profonde della spiritualità per questo una delle priorità dell'Unione fin dai suoi inizi fu la formazione per approfondire la conoscenza del carisma di San Domenico e l'insistenza sullo studio della Bibbia e sulla Lectio Divina a cui ogni comunità cominciò a dedicarsi con impegno e regolarità.

Da sempre l'Unione è stata invitata a coltivare desideri di fedeltà, di bellezza, di profondità. Forte fu sempre il richiamo ad essere fervorose nella preghiera, assidue nello studio, aperte alla missione e in continua formazione.

La formazione permanente è stata una preziosa opportunità di allenamento alla ricerca e alla riflessione. Anni di studio che hanno sviluppato capacità, sensibilità, conoscenze, sguardi nuovi più lunghi e più aperti.

Nello studio della Parola, l'Unione ha trovato il nutrimento più sostanzioso per crescere e perseverare nella conoscenza e nel rapporto con Dio.

Negli Atti dei vari Capitoli fu sempre ribadito che la Parola di Dio doveva incarnarsi nella storia del nostro tempo, perciò, anche la riflessione costante sulla realtà contemporanea doveva impegnare indistintamente tutte le suore.

Importante era stato fin dall'inizio, anche nella storia di ogni ex Congregazione, l'impegno nel sociale per un servizio di aiuto e di promozione alle persone più deboli, più sole, più bisognose. Particolare attenzione è stata data allo studio per la promozione e il riconoscimento dei diritti della donna, per la scoperta e la valorizzazione dei suoi talenti, del suo apporto nella società, nella chiesa e nella comunità.

Come fanno i pastori che arrotolano le loro tende e si spostano in cerca di pascoli più erbosi così abbiamo fatto anche noi interpretando i segni dei tempi impegnandoci a fare della nostra vita una missione e ricordando che la missione è la nostra vita.